Io e il mare

Io e il mare

Io e il mare

Ci sono mattine in cui il mondo sembra tacere. Le auto sfrecciano come sempre, i clacson insistono nel loro lamento urbano, ma dentro di me c’è solo silenzio, siamo solo io e il mare. È allora che scelgo di andare. Lascio le scarpe in auto, scendo verso la battigia e ritrovo quell’antico compagno di viaggio: il mare.

Non è solo acqua e sale, il mare. È un interlocutore silenzioso che sa ascoltare senza giudicare, un archivio di storie antiche, un orizzonte che promette partenze e ritorni. Oggi cammino sulla sabbia ancora fresca della notte, i piedi affondano appena e l’acqua, con la sua solita discrezione, mi lambisce le caviglie.

C’è qualcosa di terapeutico in questo rituale. Il mare ti obbliga a rallentare, a respirare. Ogni onda che si infrange è una frase sussurrata, ogni risacca un consiglio non richiesto ma necessario. Ed è in questo dialogo muto che mi riconnetto a qualcosa di primordiale: forse a me stesso, forse a una parte di me che nel caos cittadino dimentico di essere.

Il mare non ha memoria, eppure conserva tutto. Le confidenze gettate a riva, la tua canzone preferita negli auricolari che nasconde il rumore del vento, le risate che si mescolano alla schiuma. È specchio e rifugio. Non chiede spiegazioni, non pretende verità. Si limita a esserci, instancabile, a ogni ora, in ogni stagione.

Oggi non cercavo risposte. Una giornata nuvolosa, in tutti i sensi. Volevo solo stare. E il mare, come sempre, mi ha accolto. Io e il mare. Nessuna domanda, nessuna lezione. Solo la sua voce, un’eco costante che dice: sei qui, questo basta.

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Con una macchina fotografica in mano, riesco a vedere la bellezza anche nei dettagli più piccoli, nei paesaggi che attraversano la mia Sicilia e oltre

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