
Auto elettriche, vendite al palo: l’Occidente rincorre, la Cina detta le regole
Auto elettriche, vendite al palo: l’Occidente rincorre, la Cina detta le regole
Nonostante gli annunci trionfali e i proclami verdi, le vendite di auto elettriche in Europa faticano a decollare. Gli showroom restano pieni, i parcheggi delle concessionarie pure. Il motivo? Semplice: le auto elettriche occidentali sono ancora, nella maggior parte dei casi, oggetti di lusso camuffati da svolta ecologica.
L’industria europea, invece di democratizzare la mobilità elettrica, si è concentrata su modelli crossover hi-tech, dotati di schermi più grandi che nei salotti e pacchi batteria da centinaia di chilometri d’autonomia che però fanno lievitare i prezzi ben oltre le possibilità di una famiglia media. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: i costruttori cinesi, con le loro compatte agili, economiche e funzionali, hanno occupato rapidamente quel segmento rimasto scoperto. E ora lo presidiano con decisione.
Dalla distanza all’accessibilità: è cambiata la partita
Fino a ieri la sfida era tutta sull’autonomia: chi faceva più chilometri con una ricarica vinceva. Oggi il vero terreno di scontro è un altro, ed è ben più concreto: quante famiglie possono davvero permettersi un’auto elettrica?
Là dove l’industria europea è impantanata tra burocrazia, costi elevati e ritardi nella riconversione industriale, la Cina ha sfornato vetture accessibili, semplici, ma funzionali. BYD, MG, Wuling e altre ancora vendono modelli elettrici a meno di 15.000 euro. E non si tratta di giocattoli: sono mezzi urbani completi, pensati per le esigenze di milioni di cittadini. In Europa, una citycar elettrica può ancora superare i 25.000 euro. E anche con gli incentivi, il conto non torna.
L’Europa rischia di perdere la guida della transizione
La vera rivoluzione elettrica non sarà fatta da chi può spendere 50.000 euro per un SUV a batterie, ma da chi riuscirà a produrre — bene e presto — auto per il popolo. La stessa filosofia che, negli anni ‘50, fece la fortuna della 500 in Italia e del Maggiolino in Germania.
Ora, a dettare il passo, sono le economie di scala e l’efficienza produttiva. Chi saprà integrare velocemente design, ingegneria snella e logistica moderna guiderà la nuova era della mobilità. E in questo momento, l’industria europea sembra più impegnata a difendere il passato che a conquistare il futuro.
L’illusione premium e il pericolo ritardo
La trappola del “premium” ha illuso le case occidentali che bastasse vendere meno auto ma più care. Ma il mercato elettrico non funziona così. Il cliente vuole risparmiare, ricaricare facilmente, muoversi agilmente in città. E chiede soprattutto un prezzo accessibile.
Serve un cambio di rotta radicale. Servono modelli sotto i 20.000 euro, realmente fruibili da tutti. Serve soprattutto la volontà politica di sostenere una filiera europea competitiva, prima che la dipendenza tecnologica e industriale dalla Cina diventi irreversibile.
Perché la transizione verde, senza giustizia sociale e accessibilità economica, rischia di restare solo un altro slogan da convegno.

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